Nuovo Antonianum: il restauro dopo dieci anni di oblio

12/02/2013
Nuovo Antonianum: il restauro dopo dieci anni di oblio
Ceduto dai Gesuiti, il complesso monumentale torna alla vita: è stato la palestra di intere generazioni della classe dirigente padovana.
di aldo Comello

PADOVA. Dieci anni di tenebre hanno pesato sull’Antonianum, venduto dai Gesuiti. Via Briosco e via Donatello, buie come incisioni del Piranesi e percorse da ombre inquietanti: la fantasia suggerirebbe l’insinuarsi di un filo di musica ad accompagnare una voce di soprano, purissima e possente, quella di Gaspare Pacchierotti che nel 1804 aveva comperato il palazzo.

L’ultimo evirato. Era, il Pacchierotti, uno degli ultimi sopranisti, evirato prima dell’adolescenza per motivi artistici, ma era anche uomo di sterminata cultura che aveva ospitato Rossini e Stendhal. Il nipote del cantante, Giuseppe Cecchini Pacchierotti, dopo il 1821 traveste la residenza, ne fa un castello incantato, coacervo bizzarro in cui si mischiano elementi gotici, moreschi, medievali con giochi d’acqua. Jappelli progetta il giardino, mosso da una collinetta, con una grande fontana. Nel 1905 i Gesuiti si insediano nel palazzo che diventa collegio universitario e lascia un segno profondo nella città. L’architetto è Gino Peressutti, stile floreale, un capolavoro liberty.

Il ventennio e oltre. Ci sono due guerre di mezzo, c’è il ventennio fascista, ma pur tra scossoni e singulti l’Antonianum dà vita ad un formidabile processo di formazione della classe dirigente attraverso l’istruzione dei giovani. Sono i figli di una borghesia facoltosa e illuminata se non altro dalla fede, una fede combattiva e determinata, ben diversa dalla fede-bambina che chiede i miracoli dei pellegrini del Santo. È questa la crème di un Ateneo ancora elitario. Sono educati alla disciplina, all’impegno nello studio in un ambiente accogliente ma rigoroso, una West Point accademica. Il Collegio Universitario intitolato a Francesco Petrarca ha alcuni imponenti motori di comunicazione: il cineforum che affascina molti padovani, l’attività sportiva che ha la sua punta di lancia nella squadra di rugby, una rivista trimestrale, la scuola di religione, lezioni di spiritualità offerte anche a professionisti di spicco della città.

L’incontro con il Papa. Un esempio: l’incontro nel 1972 dei campioni della palla ovale con il papa Paolo VI, registrato anche da un articolo sull’Osservatore Romano, presenti il rettore del Collegio Universitario Carlo Messori Roncaglia, figura straordinaria (durante la guerra aveva fatto parte dell’equipaggio di un sommergibile) e il presidente professor Michele Arslan. Il 13 giugno scorso durante lo spettacolo dei fuochi artificiali abbiamo visto, dopo un decennio di oscurità, le finestre della torre illuminate di verde e d’azzurro, segnale della presenza del cantiere di restauro da parte dell’immobiliare Metroquadro, ora proprietaria del palazzo. Responsabile della commercializzazione del complesso di residenze di pregio nel cuore della città è Alessandro Busca, mentre il progetto di restauro del corpo monumentale è stato curato dall’architetto Claudio Rebeschini.Entriamo. Lo spazio condominiale è una hall spaziosa come un hangar, in fondo al cannocchiale un lampo di verde: è il giardino.

Verso la torre. Uno scalone porta ai piani superiori. C’è un cardine attorno al quale vorticano le tre ali che compongono l’edificio: la torre di sei piani con ampie finestre. La torre sarà, probabilmente, l’appartamento più bello di Padova, un appartamento-trofeo: 600 metri quadrati disposti su tre piani e una terrazza immensa, di 200 metri quadrati.

Orizzonti concentrici. Un panottico sulla città o una torre di guardia, da cui si contemplano una serie di orizzonti concentrici: il Santo e Santa Giustina, il Prato della Valle con le sue statue danzanti, le torri, quella Capodilista e la Specola, la schiena ricurva del Salone e poi la cerchia dei colli che nella luce invernale sembrano disegnati con la matita blu e più lontano le Prealpi striate di neve. Il grande complesso è scandito in tre aree: l’edificio dei Filosofi, quello dell’Orto, il Monumentale.

Lo stile razionalista.
L’edificio Miozzo - Mansutti è in puro stile razionalista. Il Monumentale comprende 29 appartamenti, 5 uffici di rappresentanza, la portineria (conciergerie, ça va sans dire), la palestra, l’area benessere. Il blocco ha una superficie complessiva lorda di 11.500 metri quadrati e il 38 per cento, crisi o non crisi, è stato già venduto. Gli appartamenti saranno pronti per il Natale del 2014. Uno, con splendida vista sull’Orto, macchiato di rosso e di giallo dall’autunno, l’ha acquistato un padovano che risiede a New-York.

Il restauro controllato.
Il restauro, con la Soprintendenza in garitta, ha lasciato intatti i segni dell’eclettismo: le vetrate liberty, i capitelli floreali le foglie d’acanto, le palme, le conchiglie. Da citare il parcheggio automatizzato: l’auto viene collocata nel suo alveo come una scatola di cioccolatini su uno scaffale, poi, attraverso una raffinata domotica, la estrai e la metti in attesa, pronta ad accoglierti, magari con chauffeur incorporato. Prezzi? Prezzi da ricchi.

da mattinopadova.gelocal.it

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